Il mercato asiatico nel settore dell’orologeria si è sostanzialmente stabilizzato, con il gigante cinese che pare prendersi una pausa dopo una lunga galoppata.
Le esportazioni di orologi svizzeri in Cina fa registrare il 25% in meno (in fatturato) nel primo trimestre 2013 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il settore si è infatti spostato su altri mercati, riequilibrandosi in direzione degli Stati Uniti e dell’Europa che ritornano ad essere aree molto importanti, senza dimenticare i mercati emergenti come il Sud America, con il Brasile in testa. Secondo i dati rilasciati dalla Fédération de l’industrie horlogère suisse, infatti, a seguito di un rallentamento della crescita in Asia, il valore delle esportazioni degli orologi è decisamente positivo negli Stati Uniti e, a sorpresa, anche in Europa, con la Germania in testa, seguita da Italia e Inghilterra, che hanno contribuito a compensare la stasi dell’Est. Il mercato italiano mantiene il sesto posto nel mondo e solo a dicembre ha registrato un lusinghiero +32,4% (+17% nel primo trimestre 2013). I risultati globali fanno ancora di più sperare: a fine 2012, per la prima volta le esportazioni svizzere hanno sfondato la soglia dei 20 miliardi di franchi, con un aumento del 10,9% rispetto al 2011. Mario Peserico, presidente di Assorologi, spiega: «Non sono momenti facili – dice – ed è ovvio che il clima di sfiducia e di attesa che contagia il consumatore non può non riflettersi anche sul nostro mercato. Così come fatto lo scorso anno, mi sembra però giusto evidenziare che l’orologeria tutto sommato tiene molto meglio rispetto ad altri comparti e riesce a difendere immagine, competitività, qualità e attrattività.» Una qualità che è garantita anche grazie alla scelta e al trattamento dei materiali utilizzati.