Il consumo industriale di energia

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In Giappone c’è una regola non scritta denominata “Legge dell’uso razionale dell’energia”, che porta tutte le industrie a compiere gli sforzi necessari per il risparmio energetico nei propri settori di attività come: i trasporti, il riscaldamento e l’illuminazione degli edifici ecc.

Questo trend si può ritrovare, anche se in forme più modeste, in tutto il mondo; anche in campo industriale.
Un’analisi sul consumo elettrico industriale fatta dall’ENEA (Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile) mostra chiaramente come l’impatto dell’utilizzo industriale di elettricità in Italia sia sempre stato il principale fattore di consumo nazionale rispetto a quello privato; una tendenza che dagli anni ’90 è andato via via scomparendo fino 2009, in cui l’andamento si è invertito. Un dato sicuramente eclatante in gran parte attribuibile alla crisi economica che ci attanaglia da qualche anno ma, anche se in minima parte, ne è stata complice anche la crescente sensibilità ambientale del nostro settore produttivo.
Per quanto concerne i forni vorrei segnalare l’impegno della società giapponese Konetsu Tokai Kogyo che dal 1936 produce e vende resistenze al carburo di silicio per il riscaldamento industriale dei forni. Queste tipologie specifiche di resistenze hanno un bassissimo coefficiente di dispersione del calore attraverso i terminali delle resistenze stesse in modo da salvaguardare fino al 23% dell’energia usata per riscaldarle. 
Anche nel mercato dei forni industriali in Italia ci sono esempi, come ad esempio HTS, di sensibilità green, ricercando ed utilizzando materiali e tecniche avanzate di montaggio per la coibentazione delle camere termiche dei loro forni in vuoto.
L’avanzamento tecnologico dovrebbe andare in questa direzione aiutando non solo i processi produttivi a migliorare ma soprattutto aiutando il pianeta nel mantenimento (inteso come spreco evitato) di risorse fondamentali come l’energia.

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