Le smart city e la manifattura urbana

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Le smart city e la manifattura urbana sono l’oggetto di una riflessione che parte dall’Università di Bologna e viene amplificata dalle voci di Riccardo Leoncini e Giulio Pedrini.

Una riflessione, questa sulle smart city, che tende a individuare le logiche economiche che possono accomunarla al paradigma della nuova manifattura urbana.

La riscoperta delle attività di trasformazione basate sulla piccola scala, sulla creatività e sull’accesso alle nuove tecnologie (basti pensare alle stampanti 3D).
Da qui il rapido modificarsi dei modelli di affari che rispondono all’esigenza di trovare soluzioni modulari per un prodotto finito che sia molto più adattabile rispetto al passato.

Le smart city dunque come convenienza nelle produzioni in piccola scala? E’ questo il fulcro della riflessione. A patto che le piccole scale dialoghino con le esigenze dei consumatori in maniera costante, continua. Con il risultato di diminuire sostanzialmente gli impatti ambientali.

Dove poter concertare, quindi, le tendenze del design, quelle della progettazione e avere a portata di mano i propri potenziali clienti in modo da ascoltarli e soddisfare le loro esigenze esplicite o implicite?

In un luogo dove l’accessibilità infrastrutturale sia comoda, dove siano presenti nodi di trasporto, dove sia più densa la presenza di lavoratori qualificati. Insomma, nelle smart city.

Certo, questo rappresenta un ribaltamento.

Là dove la città si è sviluppata in passato grazie alla concentrazione di grandi poli industriali ora la smart city si sviluppa attorno alla crescita dei servizi, al ricollocamento anche se in scala diversa delle attività estromesse nei decenni precedenti.

Seppure la tendenza a una re industrializzazione non è ancora nemmeno presente nelle esigenze del nuovo scenario dipinto dall’industria 4.0.

Le smart city: luoghi nei quali un insieme coordinato di interventi elaborano le eisgenze del contesto ambientale, sociale e culturale del territorio, luoghi dove la competitività e la sostenibilità sono ingredienti per un rafforzamento delle infrastrutture materiali e immateriali, dove risiedono le istituzioni che si occupano di ricerca e trasferimento della conoscenza come ad esempio le università, gli incubatori.

Sulle smart city Leoncni e Pedrini concludono così:

“La scelta di localizzare attività manifatturiere di piccole dimensioni in aree costose e suscettibili di essere destinate ad usi alternativi si giustificherà, a nostro parere, non tanto per il loro contributo occupazionale diretto, bensì nella misura in cui tale scelta sarà capace di indurre benefici all’intero eco-sistema urbano grazie alla maggiore varietà che tali attività implicano. In particolare, l’insediamento di attività produttive di piccole e medie dimensioni potrà avere un impatto positivo sullo spazio urbano nella prospettiva di rigenerare talune aree specifiche, come quei quartieri e periferie delle nostre città duramente colpiti dalla crisi e dal fallimento di progetti di sviluppo incentrati sulla residenzialità e sui servizi commerciali.”

 

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