La legge di bilancio 2019 porta molte novità per Industria 4.0 e startup.
Cerchiamo di riassumerle condividendo comunque il testo integrale (493 pagine).
Le startup avranno uno sgravio fiscale del 40% grazie a un fondo che mobiliterà 1 miliardo di euro di investimenti dei quali una somma pari a 100 milioni sono gestiti direttamente dal Ministero Dello Sviluppo Economico (MISE) che avrà il compito di gestire in investimenti il 15% dei dividendi delle partecipate statali in altri fondi per le startup.
Questa misura senza dubbio favorisce l’interesse degli investitori nei riguardi delle startup e procedimenti quali ad esempio il crowdfunding dovrebbero essere più fattibili e regolamentati.
Con la digitalizzazione alle porte, la legge di bilancio 2019 prevede anche un credito di imposta nei confronti delle PMI per finanziare i settori di ricerca e sviluppo dedicati alla rivoluzione digitale. Pertanto gli ambiti di Industria 4.0, cybersecurity, intelligenza artificiale e blockchain sono temi inclusi.
Per il 2020 è un fondo di 250 milioni di Euro quello messo a disposizione per le imprese: fino a un massimo di 300.000 per piccole e medie, 200.000 per le più grandi.
Ci sono poi novità per le aziende che investono nel settore e sono raggruppate sotto l’iperammortamento progressivo che permette alle imprese stesse di godere della rateizzazione del debito in misura variabile con l’investimento:
- 270% fino a 2.5 milioni €
- 200% dai 2.5 ai 10 milioni €
- 150% dai 10 ai 20 milioni €
- 140% per chi investe in software e altri prodotti per innovare la produzione
- nessun ammortamento oltre i 20 milioni €
Con questo sistema, chi investe nel settore dell’innovazione può dedurre fiscalmente una percentuale di ammortamento in misura varia.
Un ulteriore investimento è quello previsto in 15 milioni di euro all’anno dal 2019 al 2020 ed è dedicato a un fondo per lo sviluppo di tecnologie innovative quali intelligenza artificiale e internet of things.
Altra novità, inserita fra l’altro nell’ambito del percorso parlamentare, la web tax sulle imprese digitali, con fatturato pari ad almeno 750 milioni di euro, di cui 5,5 milioni da servizi digitali in Italia. L’imposta è pari al 3% dei ricavi digitali (quelli tassabili, sono elencati nella norma), e si paga trimestralmente.
Questa tassa, nella manovra, si propone di costituire un fondo dedicato ad investimenti nel web.